Questo è il percorso dettagliato del viaggio, intrapreso tra il 1998 e 1999:
Delhi – Jaipur – Pushkar – Udaipur – Ahmedabad – Rajkot – Diu – Veraval – Una – (Bombay) Mumbay – Hubli – Hospet – Hampi – Bangalore – (Madras) Chennay – Golfo del Bengala – Port Blair (Isole Andamane) – Long Island (Isole Andamane) – Havelock (Isole Andamane) – Neil Island (Isole Andamane) – Trichy – Kanyakumari – Trivandrum – Varkala – Kollam – Alleppey – Backwaters del Kerala – Kochin – Thalasseri – Kannur – Kasaragod – Mangalore – Gokarna – Panaji (Goa) – Arambol – Mumbay
Ὄπου δ’ οὐδ’ ἀποδημῆσαι χρεία ἐστίν, ἀλλ’ ἐστὲ ἤδη καὶ πάρεστε τοῖς ἔργοις, ταῦτα δὲ θεάσασθαι καὶ κατανοῆσαι οὐκ ἐπιθυμήσετε; οὐκ αἰσθήσεσθε τοίνυν, οὔτε τίνες ἐστὲ οὔτ’ ἐπὶ τί γεγόνατε οὔτε τί τοῦτό ἐστιν, ἐφ’ οὗ τὴν θέαν παρείληφθε;
‘E laddove neppure c’è bisogno di mettersi in viaggio, ma dove Zeus è già e presenzia con le opere, ebbene queste non smanierete di osservare e di capire? Quindi non vi accorgerete né di chi siete, né del per cosa siete nati, né di cos’è quest’opera alla cui visione siete stati invitati?’
Epitteto
8/11/98 Torino, Domenica
-Allora Zeus, la cui parola è legge, chiamò Atena e le disse: “Va da lui, o figlia diletta, e guidane i passi”.
-Venne allora da me Atena occhi-azzurri e mi disse: “Seguimi”.
10/11/98 Delhi, Martedì
-A Delhi, quella Nuova, vedrete scimmie che circolano liberamente e ragazzini che si divertono a prenderle a sassate.
-Le mucche ci sono, sono sacre e le noterete in giro dappertutto. Ma come gli asini, i cani, addirittura le mosche, hanno movimenti così torpidi e distaccati da sembrare animali in preda a depressione grave piuttosto che animali tranquilli.
-Che dire, invece, del topolino con cui condivido la stanza nell’Hotel Namaskar di Paharganj? Lui non è così. Fugge veloce, quasi invisibile, non appena si accende la luce e si entra nella stanza, per poi tornarvi furtivo non appena la si lascia.
-Sulla luce rossa dei semafori di Delhi non c’è scritto STOP ma RELAX.
-Il traffico caotico del Cairo o la folla del souk di Tunisi sono un paesaggio idilliaco od un semi-deserto, se paragonati a quel che accade nelle strade di Delhi.
-Qui non c’è autunno. Qui intorno splende la luce, si suda sotto il sole. Le erbe, gli arbusti, le piante sono in fiore e immenso è il verde.
-Le donne di Delhi vestono sari di colori smaglianti, stupendi.
-Al Ristorante Nirula’s, in un angolo del blocco L di Connaught Place, non si mangia affatto male. E’ gustoso il Tandoori sample, per esempio. Ma sono gustosi anche l’umile Dhal od il Chicken Curry. Non ordinate però una birra Kingfisher: ve la farebbero pagare a peso d’oro. E’ qui che ho incontrato Pànkalos, un greco di Olimpia che è in India da qualche mese.
11/11/98 Delhi, Mercoledì
-Stamattina nell’ampio e verdissimo prato del Raj Ghat, lungo la sponda occidentale del fiume Yamuna ho camminato da solo, con le lacrime agli occhi, alcuni dei più bei passi della mia vita intorno alla semplice piattaforma quadrata di marmo nero che segna il luogo dove Gandhi fu cremato nel 1948.
14/11/98 Jaipur e Pushkar, Sabato
-Imponenti, splendidi animali sono i cammelli del Rajasthan. Anche quando semplicemente masticano, ogni loro movimento rende una impressione di calma maestà e di elegante vigore.
-Quanto a ‘verità rivelata’ il Cristianesimo, l’Islam e l’Ebraismo non valgono certo più dell’Hinduismo.
-Il caos delle città indiane, anche quando non è quello di Delhi, è sempre troppo.
-L’India è stipata.
-Le mucche vaganti nelle strade, ma anche i maiali ed i cani fanno, in parte, quel che dovrebbero fare gli spazzini che non ci sono. Così i rifiuti organici sono mangiati ed il letame raccolto, seccato ed usato, tra l’altro, come combustibile.
-Vivo l’intera giornata nelle strade e fotografo volti.
15/11/98 Jaipur, Domenica
-In India vedrete davvero le masse.
-Poche auto private, tantissime biciclette e motorette Bajaj.
-Per urinare, moltissimi indiani usano piegare le gambe ed accucciarsi, come fanno le donne. Nessuno di loro è un Sikh.
-A Jaipur, e non solo a Jaipur, è praticamente impossibile camminare sui marciapiedi giacché essi non sono che orinatoi pubblici.
-In questa città capitale del Rajasthan molto, anzi moltissimo è sporcizia, degrado, fatiscenza; eppure gli occhi di un intelletto esercitato sapranno cogliere qua e là degli improvvisi, inattesi lampi di bellezza.
-Sulla riva del lago santissimo di Pushkar frequentata dai pellegrini e piena di Hindu, ho sentito Pànkalos parlare a voce alta, con fortissima gioia, le parole di Socrate che chiudono il “Fedro” e che dicono ὦ φίλε Πάν τε καὶ ἄλλοι ὅσοι …ò fìle Pàn te kài àlloi òsoi… , quelle di Epitteto nel secondo libro delle “Diatribe” che dicono τὰ ἴδια τηρεῖν, τῶν ἀλλοτρίων μὴ ἀντιποιεῖσθαι …tà ìdia térein, tòn allotrìon mé antipoièisthai… e poi di nuovo quelle di Socrate.
-L’ho poi visto benedire lui Ramish-o-Ananda, il “prete” Hindu; non il prete lui.
-Dall’ampio cortile porticato della Devi Niwas Guest House di Jaipur, dove di nuovo condivido l’alloggio con un topolino, si vedono volare lontani, nell’aria aprica, un aquilone nero ed uno rosso.
17/11/98 Udaipur, Martedì
-Alle tre del pomeriggio nel cielo di Udaipur, punteggiato di nubi biancheggianti, volano lentamente in circolo, altissimi, in gran numero, falchi.
-La luce ed il calore del sole, insieme ad uno squisito thè al ginger e miele, aiutano sempre a superare un piccolo raffreddore.
-I cammelli del Rajasthan sono davvero elegantissimi, anche nell’urinare.
18/11/98 Udaipur, Mercoledì
-Pànkalos, con una sfavillante camicia gialla, e Connie, un’americana del New Mexico, mi hanno raggiunto in bicicletta sulla riva occidentale del lago Fateh Sagar. Qui nerissimi bufali brucano tranquilli tra alberelli e magnifici prati verdi semisommersi, mentre altri ruminano placidamente affondati fino al collo in una pozza. Connie, con la mano incerta della principiante, ritrae la scena ad acquerello e vi inserisce anche una macchiolina gialla a forma di camicia. Quando Pànkalos l’ha notata, gli si è spalancato il volto in un beato sorriso.
-I giacigli sui quali vedrete gli Indiani riposare nelle abitazioni di campagna, sono identici a quelli degli Egizi di 5000 anni fa, ossia a quelli che noi ammiriamo nei Musei come reperti archeologici.
Ahmedabad, Rajkot
24/11/98 Diu, Martedì
-Un bambino di Diu sta osservando con stupore Dor, un giovane israeliano di Tel Aviv, scrivere in caratteri che non conosce. Dor mi ha manifestato l’intenzione di imparare un po’ di lingua Gujarati.
-Diu è cosparsa, di tanto in tanto, di un profumo nient’affatto sgradevole di pesce in essiccazione.
-Dor mi giura di avere visto, a Rajkot, un cammello che non stava masticando.
-La pulizia delle strade indiane è, in genere, tale che i fidanzati Vandna e Atul possono tranquillamente dirsi: “Pensa caro, pensa cara, siamo separati soltanto da una merda di vacca”.
-Anche gli Hindu credono fermamente l’essere umano dotato di un’anima immortale. Quale più grande disgrazia poteva pure ad essi capitare?
-Geert ha candidamente ammesso di trovare gli Indiani, contrariamente a quel che si aspettava, tanto infelici quanto gli Olandesi.
-Nel vano tentativo di parare le assillanti ed indiscrete domande di molta gente, Geert ha detto di chiamarsi Paulo, Joao, Pasquale… La prossima volta dice che proverà a chiamarsi Shiva.
-Onnipresenti sono gli schifosi, enormi sputacchi rossi dei consumatori di “pan”. Addirittura sono pieni delle tracce di questi schizzi i muri delle camere d’albergo. Il fatto è che consumatori di “pan” sono, oltre a moltissime donne, praticamente tutti i maschi indiani adulti.
25/11/98 Diu, Mercoledì
-In India si guida tenendo la sinistra.
-Lo sport preferito e più praticato dagli Indiani è il cricket.
-La mattina, tutte le mosche di Diu si danno appuntamento al mercato del pesce.
26/11/98 Diu, Giovedì
-Le Indiane, come le Arabe, fanno il bagno di mare rigorosamente vestite
-Il 9 Novembre, verso mezzanotte, all’aeroporto di Kuwait City alcuni altoparlanti diffondevano la cara musica del Concerto per Clarinetto e orchestra di Mozart.
28/11/98 Diu, Sabato
-A Diu capita spesso di incontrare degli ubriachi giacché qui, a differenza che nel resto del Gujarat, la vendita ed il consumo di alcoolici sono permessi.
-Armin, un pittore di Berlino, mi raccontava di avere visto qualche giorno fa a Jaipur, verso le nove di sera, un giovane di una trentina d’anni giacere stramazzato su un marciapiede di Mazir Ismail Road, supino, incosciente, sbavando orribilmente dalla bocca socchiusa una schiuma marrone che gonfiava gorgogliando. A pochi passi dal primo, un altro giovane giaceva stramazzato per metà sulla strada e per metà sul marciapiede, in una posa da marionetta, e pareva morto. Non lontano, il vecchio conduttore di un baracchino di arachidi continuava a tostare e rimestare i suoi frutti.
-Chissà, forse la coscienza è come uno specchio e l’autocoscienza è come una coppia di specchi che si specchiano l’uno nell’altro.
-E’ incredibile ma sulla sabbia di Nàgoa, la spiaggia di Diu orlata di palme, oltre a vari cuori trafitti ho trovato scritto il quoziente di Newton della funzione y = x al quadrato.
29/11/98 Diu, Domenica
-A Diu si vedono circolare scrofe magrissime.
-Sul bastione di S. Filippo dell’antico Forte portoghese, bastione che sporge sul mare Arabico, decine di verdi pappagalli che qui hanno il nido, fanno questo verso: …dìu, dìu, dìu, dìu…
-Il primo serpente non l’ho visto strisciare in terra bensì nuotare veloce nel lago di Udaipur.
-Appoggiato ad un antico cannone portoghese, sto scrivendo che la attuale prigione di Diu si trova entro le mura dell’antico Forte.
– La bandiera federale indiana è formata da tre strisce orizzontali: la superiore arancione; l’intermedia bianca, con al centro la ruota della colonna di Ashoka; l’inferiore verde.
30/11/98 Diu, Lunedì
-Gli studenti sono riconoscibili dalla loro divisa: pantaloni blu e camicia bianca per i maschi; gonna lunga blu e camicia bianca per le ragazze.
-Soltanto ieri ho notato per la prima volta una donna incinta.
-A Ghoghla la spiaggia è usata da tutti come cacatoio pubblico.
-Le donne qui faranno pure il bagno vestitissime, ma sventolano tranquillamente i culi quando fanno i loro bisogni in riva al mare.
-Pravin viene da Gondal ma ha trovato un lavoro qui a Diu nella fabbrica Suzlon, ed assembla generatori eolici di energia elettrica. Un lavoratore generico guadagna circa 3.000 rupie al mese. Un ingegnere, tra le 10.000 e le 15.000 rupie. Una famiglia vive con circa 7.000 rupie al mese.
-Tanto al mercato ortofrutticolo che a quello del pesce la stragrande maggioranza dei venditori è donna.
-Sono donne anche coloro che fanno i lavori di manovalanza pesante in edilizia.
-E’ molto, molto piacevole cenare, anche solo, sulla terrazza dell’Hotel Sanman. Stasera, poi, c’è una particolare calma di vento.
2/12/98 Diu, Mercoledì
-La luna è quasi piena. La marea è al minimo. Il braccio di mare che le separa è sparito quasi del tutto, e Ghoghla e Diu diventano come una cosa sola.
-La luna sarà piena domani, 3 Dicembre.
-Il primo sguardo che diedi all’India, sul bus che la mattina del 9 Novembre mi portava dall’aeroporto a Connaught Place, ricordo mi restituì all’istante una fortissima impressione di familiarità con i luoghi, di “qui io ci sono già stato”.
-Nulla, in questa India, splende. Nulla è magico.
-Ieri Romeo ha affittato una bicicletta per 10 rupie ed è andato dalle parti di Fudam a cercare il tempio Hindu di Gangeswhar. Mi ha detto di averlo trovato, di averlo osservato ben bene ma che il “lingam”, ossia “la sacraminchia” (come la chiama lui) di Shiva, lui non l’ha vista.
-Che bisogno c’è di parlare? Spesso, cosa si può dire meglio di quel che dica il silenzio?
-Un improvviso litigio tra cani si risolve in un diluvio di guaiti e latrati di breve durata.
3/12/98 Diu, Giovedì
-Su tutte queste spiagge i cani, per trovare un po’ di refrigerio, scavano una fossetta nella sabbia e poi vi si accucciano dentro.
-Noterete ben presto come qui la cultura assolutamente imperante preveda che qualunque scarto o rifiuto venga gettato per terra.
4/12/98 Diu, Venerdì
-Prakash è un indiano di casta elevata che abita ad Una e che qui gestisce un bar. Si dichiara un Hindu moderato ed ammette tranquillamente che l’immane congerie di tabù e di superstizioni Hindu, man mano che le si conosce più da vicino, si rivelano spesso identiche ma sempre altrettanto orribili di quelle cristiane, musulmane, ebraiche, ecc…ecc…
-Pravin mi assicura di non potersi recare all’estero a meno di non depositare una somma spropositata di rupie in garanzia del suo rientro in India.
5/12/98 Diu, Sabato
-Il Cafè Bela Vista e la Pizzeria “Artistic Root” affacciano sull’ampio prato che circonda il Museo. Di qui si scorgono bene le barche uscire in mare per la pesca nel primissimo pomeriggio. Sono tutte di piccola stazza ed hanno tutte una minuscola vela bianca triangolare a prua, gonfia di vento.
-Non appena sbarcherete all’aeroporto di Delhi potrete subito percepire quel certo sudicio, quel certo così caratteristico appiccicaticcio, già nel salone del controllo dei visti.
-Eppure qui il sole spinge, spinge, e spingerà meravigliosamente anche in pieno inverno.
6/12/98 Diu, Domenica
-Verso le cinque del pomeriggio hanno lentamente attraversato la spiaggia di Jallandhar tre donne tutte vestite di bianco che portavano una garza rettangolare salvabocca ed un lungo pennello bianco sottobraccio. Camminavano scalze. Così vanno abbigliate le donne Jainiste.
-All’interno della chiesa di S. Paolo volano liberamente colombi.
-Una decina di nerissime cornacchie hanno spolpato in un batter d’occhio una grossa murena finita, non so come, sulla spiaggia di Jallandhar.
-Bunder Road, la lunga strada a ridosso del mare che passa davanti al Marwar Memorial e finisce al Forte, è stata ribattezzata da Cesia Philosophy Road, perché è diventata la passeggiata delle riflessioni filosofiche. Cesia viene da Malta, dove insegna matematica. Ieri si discuteva di Aristotele e lei, ad un certo punto, ha affermato con determinazione: “Finiamola una buona volta con le fole di Aristotele e con il suo fraintendimento della “politica”. L’uomo, prima di essere un animale politico è e resta un animale “logico”“.
-Oggi Cesia, con la quale riesce sempre interessante discutere, ha proposto una distinzione e dato due definizioni che mi hanno colpito. Dunque Cesia proponeva di distinguere tra “politica” e “politicheria” (che, per quanto ho capito, è un termine che particolarmente le piace perché fa rima con “porcheria”, ma della quale si affretta a dire che può essere anche onesta e generosa quando onesto e generoso è chi la pratica). Definiva poi la prima, cioè la politica, come “l’arte di essere felici” e la seconda, ossia la politicheria, come “l’arte di illudersi di poter fare felici gli altri”. Ne conseguiva e ne consegue, per esempio, che a fare politica era Socrate mentre a fare politicheria era, per esempio, Pericle. Non è affatto un paradosso, anche se ne ha l’apparenza. Che dire allora di Gandhi? Siamo giunti alla conclusione che, verità per verità, non ci appariva affatto chiara nella cultura di Gandhi la distinzione della quale stavamo discutendo e che dunque, illudendosi con onestà e con generosità di fare politica anch’egli non faceva altro che onesta e generosa politicheria.
7/12/98 Diu, Lunedì
-Vedrete tantissimi uomini e tantissime donne che riescono a stare in riposo a gambe completamente piegate e piedi piatti sul terreno, come se fosse la posizione più naturale del mondo.
-Qui un coloratissimo tempio Hindu si trova nascosto in una vecchia e grande cava di arenaria nei pressi del Ristorante Jayshankar. Comprendendo la sua cerimonia devozionale presso questo tempio Hindu anche la lettura in lingua Gujarati di un testo piuttosto lungo, ho visto ed udito distintamente Lalita interrompere per ben due volte la sua lettura con due sonori sbadigli.
-In Philosophy Road, sotto un magnifico cielo azzurro, siamo venuti in chiaro del fatto che una società giusta non è mai esistita e non esisterà mai. Esistono però, per nostra fortuna, uomini giusti. “Perché questo non dovrebbe bastarci?” notava Romeo che si era aggiunto a Cesia ed a me. Una società giusta sarebbe infatti quella formata soltanto da uomini virtuosi, giusti. Il che è impossibile: come volevasi dimostrare. Una società giusta è dunque una contraddizione in termini; o un ossimòro, se preferite.
-Un piccolo striscioncino attaccato con due chiodini su un muro del bar della Nilesh Guest House recava questa scritta: “La vita è un mistero da vivere, non un problema da risolvere”. Qualcuno vi aveva aggiunto a matita rossa: “O esseri umani, smettete di porvi le domande sbagliate!”
8/12/98 Diu, Martedì
-Le rondini sono qui.
-Se cenerete da Jayshankar fatevi servire del pesce ma portatevi dei tovaglioli di carta, perché al tavolo non li troverete.
9/12/98 Veraval, Mercoledì
-Sotto la pensilina della stazione di Veraval, tra un gran va e vieni di gente, di cani, di porci e di mucche aspetto tranquillamente per ore, nel pomeriggio, un bus che mi riporti a Diu.
-Se andrete a Somnath, ben più del tempio Hindu -che è di costruzione assai recente- vi colpirà la vastissima vista dello stupendo mare sottostante ed il suo ampio e profondo respirare di onde.
-Nel porto di Veraval si costruiscono ancora interamente a mano grandi imbarcazioni in legno capaci di reggere l’oceano. L’ho visto con i miei occhi.
10/12/98 Diu, Giovedì
-Con inesausta voce risuona sonoro il mare.
-13/12/98 Diu, Domenica
-Non passa quasi giorno ch’io non veda due indiani azzuffarsi od essere sul punto di farlo, siano essi pescatori, mendicanti, barcaioli od altra gente comune.
-Oggi pomeriggio il cielo si è, per la prima volta, decisamente rannuvolato.
-Oggi Dor era particolarmente contento anzi, a dire il vero, non stava più nella pelle dalla gioia. Gli ho chiesto quale ne fosse il motivo e lui mi ha confidato: “Ho cominciato ad imparare un po’ di lingua Gujarati”.
14/12/98 Diu, Lunedì
-Sotto un cielo compattamente grigio Armin, Viral -che è il figlio maggiore di Prakash-, Ahmed -un musulmano che è nato a Bhavnagar- ed io guardiamo il mare ingrossarsi e ribollire di schiume schiaffeggiando le mura del Forte.
-Passeggiando per il porticciolo di Vanakbara, che si trova esattamente all’estremità ovest dell’isola, mi è capitato, non ricordo a che proposito, di affermare che certe cose non han bisogno di parere verosimili giacché sono vere. Viral si è arrestato di botto e mi ha chiesto di spiegargli meglio cosa intendessi dire, di fargli un esempio. Io sono rimasto, sulle prime, interdetto. A questo punto è venuto in mio aiuto Armin, il quale ha affermato: “Ecco, vedi: Gesù Cristo non sta in cielo alla destra del Padre più di quanto Lord Shiva abiti sull’altissimo Kailasa o Allah nell’Eden. E’ mai possibile che verità così evidenti siano rifiutate da immense masse di esseri umani?” Viral allora ha scosso il capo sorridendo ed ha aggiunto: “Sì, è vero”.
-Spesso la felicità è come la scultura: è più un togliere che un aggiungere.
15/12/98 Diu, Martedì
-Vedrete le mucche mangiare volentieri, in mancanza di meglio, giornali e cartone.
16/12/98 Diu, Mercoledì
– Julie “capellisparati”, un’australiana di Adelaide, se n’è andata qualche giorno fa.
-Desidero sole, mare, sabbia e li ottengo. Chi è felice sta come me.
-Riposo all’ombra di un giovane tamerice le cui sottili e lunghe foglioline sono bagnate di luce e tutte ne portano una gocciola appesa all’estremità. Di quale più incantevole albero di Natale poteva la Natura farmi dono?
-In pieno giorno, nell’afa di Delhi, lungo la strada che porta da Connaught Place a Paharganj un venditore di almanacchi, accucciato dinanzi alla sua mercanzia, con intensa soddisfazione massaggiavasi la tunica in quel posto di cui, come ci riferisce Diogene Laerzio, Diogene diceva: “Così bastasse stropicciarmi il ventre per saziare la fame!”
-Un certo spiritaccio ogni tanto prende Romeo a tradimento. Oggi, tra le saline ed il Bird Sanctuary, non ha potuto fare a meno di rivelarci che lo sprint finale di un ciclista di Delhi si può certamente chiamare “l’Indiavolata”. Ed i pesci possono annegare? Sì, nell’aria.
-Qualche volta diventa davvero difficile, se non impossibile, reggere lo stress delle mille e una lentezze, contrattempi, raggiri della burocrazia di questo paese. Oggi Cesia è uscita furente dall’Ufficio Postale affermando: “Spesso più che di Indiani si dovrebbe parlare di Indioti”.
-Diceva Armin che per sapere se Old Delhi sia o non sia un inferno bisogna girarla a piedi dalle otto alle dieci di sera, a metà Novembre, partendo da Paharganj alla ricerca della stazione principale dei bus senza sapere dove questa esattamente sia e senza avere con voi una mappa od una guida.
-L’India? A pleasant, very pleasant disappointment.
19/12/98 Diu, Sabato -Liberation Day-
-Vedrete che il mezzo di trasporto più usato, da queste parti, è la testa.
21/12/98 Diu, Lunedì
-Per salutare l’inizio dell’inverno abbiamo tutti fatto un bel bagno nel mare Arabico poco oltre Nàgoa, là dove trovate una lunghissima striscia di bella sabbia bianca, nessun turista ma anche nessuna ombra.
-Seduti all’ombra di un immenso ibisco in fiore, poco oltre la Main Gate e lungo una strada secondaria per Fudam, abbiamo fatto un gioco. Ognuno di noi era invitato a dire di sé la qualità che più apprezzava. “Come tutti sapete, io sto bene con la mia proairesi”, ha detto Ahmed. Ed ha continuato: “Cos’è la proairesi? E’ quello che mi differenzia dagli altri animali; è la mia facoltà logica, la mia intelligenza in quanto può scegliere di atteggiarsi diaireticamente o controdiaireticamente”. Ho chiesto ad Ahmed: e cosa significa “diaireticamente”? “La diairesi è il giudizio che sa distinguere ciò che è in mio esclusivo potere da ciò che non lo è”, mi ha risposto. E “controdiaireticamente”? “La controdiairesi è il giudizio che afferma in mio esclusivo potere anche ciò che in mio esclusivo potere non è”.
23/12/98 Diu, Mercoledì
-Le mucche saranno pure sacre, ma ciò non significa che non vengano allontanate con sonore legnate quando si avvicinano troppo ai mucchietti di verdure in vendita al mercato.
-Cos’è l’inflazione indiana? E’ quando, sbarcati a Delhi, vi sentite chiedere dai ragazzini una “ball-pen” oppure “due rupie”; mentre quando ripartite da Bombay i ragazzini vi inseguono pretendendo da voi “ten rupees”.
-Al ristorante Aarti, accanto a me si è seduto a cena un signore che ha più o meno la mia età, ha gli occhi chiari, potrebbe anche essere italiano e che ha mangiato e bevuto quel che ho mangiato e bevuto io. Ma fuma. Una curiosa coincidenza.
24/12/98 Diu, Giovedì
-Mentre prendevamo il sole sulla spiaggia di Sunset Point ci ha raggiunto Armin, con alcuni foglietti in mano. Era cartaccia vecchia ma solida nella quale oltretutto, a giudicare dalle macchie, parevano essere stati avvolti di recente dei cibi. Poiché erano visibili delle scritte in Hindi Viral, per caso, ha cominciato a cercare di decifrarle. Si è così formato un piccolo capannello di curiosi ed ognuno diceva la sua mentre alcuni cani eccitatissimi guaivano e ci saltellavano intorno. Non è stato difficile identificare la parola che ricorreva più frequentemente ma, del resto, siamo stati in grado di ricostruire soltanto qualche spezzone di frase. La parola frequente era “Namasté”, che equivale -grosso modo- al nostro “Salve”. Gli spezzoni di frasi dicevano:
Namasté…
Salve a te, o gusto, che multiforme ci rendi i sapori….
il dolce… di valeriana e cocco…
Namasté…
fedele, leale porta… udito
tatto… tessuto di labbra… e velluto…
Namasté
e tu leone dei sensi sovrano…
piacere del sesso… indomabile…
Namasté
il bello… che è virtù…
egémone… intelletto…
Namasté…
Io ho proposto di intitolare questo testo: “Frammenti di un antico elogio delle otto parti dell’animo”.
25/12/98 Diu, Venerdì
-La Pizzeria “Artistic Root” non c’è più. Il forno è stato smantellato ed i mattoni giacciono ammucchiati alla rinfusa sul prato. Per Gianni e Giulia, i due bellunesi che la gestivano, è venuto a scadenza il permesso di soggiorno e dunque devono allontanarsi dall’India.
-Oggi Pankaj, il chaj-boy scalzo che incontro ogni mattina al Fruit Market, è stato anche calzato. E’ successo che mentre mi trovavo, scalzo, dal calzolaio Faisal per far ricucire un bordo dell’unico paio di scarpe che ho con me Pankaj, spingendo un carrettino, si è affacciato alla porta della bottega. Ha fatto una piccola smorfia con quel suo viso da bambino che ispira simpatia e poi un cenno eloquentissimo verso un paio di sandali di plastica nera. Io, a mia volta, faccio un cenno col capo a Faisal. Pankaj raccoglie al volo il primo paio di scarpe della sua vita e scappa via senza neppure un cenno di saluto. Ecco 25 rupie spese benissimo.
-Qualche giorno fa anche Faruk, il musulmano che vende tamburi lungo le spiagge, era rimasto stupefatto quando gli ho pagato la cena ad un baracchino di Bunder Chowk, il “Paras Amlet Centre”. Lui però non aveva potuto scappare. Ecco altre 15 rupie spese benissimo.
-Alla stazione dei bus di Jaipur era già buio e, in attesa della partenza, una signora indiana si stimolava deliberatamente il vomito rigirandosi in gola l’indice sprofondato tra le fauci. Vomitava dentro un sudicio lavatoio di cemento e si sciacquava, tra un conato e l’altro, con l’acqua che otteneva da un piccolo rubinetto sovrastante. Subito dopo una turista giapponese, ignara, ci è andata a bere.
26/12/98 Diu, Sabato
-Dor ed io ci siamo dati appuntamento alla stazione dei bus di Veraval alle sette e trenta di mattina per poi visitare la riserva naturale di Sasan Gir. Questa di Sasan Gir è l’unica riserva nella quale sopravvivano, e si stiano moltiplicando, gli ultimi esemplari di leone asiatico. Ma il leone non è venuto all’appuntamento con noi.
-Alla stazione ferroviaria di Sasan Gir, in attesa del mio primo passaggio indiano su un treno con destinazione Veraval, mi sono pesato. Quando ho lasciato l’Italia pesavo 95 chili, oggi ne peso 88. Complimenti!
27/12/98 Diu, Domenica
-Vista dal treno che caracolla lentissimo tra Veraval ed Una, la campagna del Saurashtra appare verde, fertilissima, ben coltivata a cotone ed a canna da zucchero. Uno spettacolo molto più gradevole di quello offerto da un viaggio in bus lungo strade polverose e sconnesse.
-Vedo adesso chaj-boy camminare e correre con i suoi sandali.
-Un altro mezzo di trasporto qui assai comune è rappresentato da motofurgoni i cui coloratissimi cassoni assomigliano molto a quelli dei carretti siciliani . Sono spinti da motori Enfield 500 di produzione indiana, il cui suono è pieno, rotondo, gradevole.
-Gianni e Giulia stanno per lasciare Diu e l’India. Li ho invitati a cenare con me sulla terrazza dell’Hotel Sanman e così mi hanno parlato dei loro progetti. Sono incerti se uscire dall’India alla frontiera Pakistana, verso Lahore; oppure a quella con il Bangladesh, da Calcutta. Intendono comunque ottenere un nuovo visto per poter rientrare in India ed aprire una nuova Pizzeria forse a Manali, nell’Himachal Pradesh. Oltre le solite Margherita, Spinaci, Ox eye, Bella Diu ho suggerito loro di inserire nel futuro menù di pizze anche quella di cui c’è davvero più bisogno e di chiamarla Pizza Felicità. Al posto degli ingredienti (che devono rimanere segreti) la didascalia di questa rarità potrebbe essere la seguente:
Pizza Felicità
Oh te beata che le cure certo
solinghe non saprai di chi t’attende,
e di chi poi ti serve
dietro mite sorriso.
Gianni e Giulia hanno avuto la simpatica reazione che mi aspettavo da loro.
-La notizia mi ha lasciato di sasso. Anche l’Hotel Sanman, proprio l’Hotel dove occupo la stanza n. 4, tra pochi giorni non ci sarà più. Chiuderà per sempre a fine 1998. Ed io avrò dunque l’onore di essere l’ultimo ospite a lasciarlo, nominato, non so come, comandante di una nave che sta per sparire.
-Un modo per assicurare un futuro ai propri figli è quello di storpiarli da bambini. Accattoneranno, e le ben visibili storpiature garantiranno loro il cibo. Questa è la storia di Massid e di suo fratello.
-Il suo buon olfatto ha permesso al cane che ho dinnanzi di scovare sotto la sabbia una decina di bocconi che ora può gustarsi nell’ombra.
28/12/98 Diu, Lunedì
-Gli spifferi malefici di treni e bus mi hanno servito di nuovo un po’ di raffreddore.
29/12/98 Diu, Martedì
-Ho fatto una gradevolissima, lunghissima passeggiata solitaria in cerchio: dal Sanman Hotel al Diu Museum al Sunset Point a Fudam Church a Main Gate a Bunder Chowk e quindi di nuovo al Sanman.
-Anche a Diu quattro ragazzini, all’una e trenta del pomeriggio sotto un sole cocente, in un silenzio disperato, uccidono a sassate un biondo cucciolo di cane. Li v edo stagliarsi lontani contro un muro bianco della Chiesa di San Francesco, oggi trasformata in Ospedale. Proprio ora non odo più guaiti.
-Anche a Diu un pastore fa pascolare le sue capre là dove non dovrebbe e la vecchia proprietaria del terreno in questione, che si trova a passare di lì cogliendolo sul fatto, si mette istantaneamente ad urlare improperi sciogliendosi dalla manina del nipotino che l’accompagna.
-Il fenomeno della marea che ho dinnanzi mostra come la presenza della luna alteri drammaticamente la curvatura delle linee del campo spazio-temporale terrestre.
30/12/98 Diu, Mercoledì
-Qui quasi tutti i bambini molto piccoli, diciamo sotto i due anni, hanno gli occhi truccati con matita nera o nerofumo.
31/12/98 Diu, Giovedì
-Gli occhi dei bambini vengono truccati di nero per spaventare i demoni ed allontanare il malocchio.
1/1/99 Diu, Venerdì
-Questo è un anno che comincia con un giorno di luna piena.
2/1/99 Diu, Sabato
-Ho trovato il vecchio cimitero cristiano di Diu. E’ circondato da un alto muro ed è situato circa a metà dell’amplissimo terrapieno che fronteggia il mare e che dal Forte si spinge fino alla spiaggia di Jallandhar.
-E’ chiaro ed evidente che un istante dopo la mia morte tutto sarà per me esattamente quel che era un istante prima della mia nascita.
3/1/99 Diu, Domenica
-“Solamente l’atto virtuoso e chi lo compie sono bello, sono giusto, sono felice. Il bello, il giusto, il felice è percepibile solamente con gli occhi dell’intelletto. Di ciò che comunemente si percepisce con gli occhi, con i normali sensi, non si deve dunque dire che è bello, bensì che è piacevole, gradevole, ecc… ecc..”. Mentre così parlava, a Cesia sfavillavano gli occhi.
-Ora che ho imparato a riconoscerle, a Gangeswahr non ci sono soltanto cinque “sacreminchie” di Shiva, ma ognuna di esse è “in coitu” con altrettante “sacrefiche” di Parvati. Ho detto a Romeo: “Ecco un esempio di quel che significa: non vedere quel che si ha davanti agli occhi”.
-Il povero teschio che ho raccolto nella pattumiera del cimitero cristiano è stato dunque da me sistemato in un anfratto roccioso della costa che guarda direttamente il mare, così che possa godere ancora di albe, di brezze e di tramonti. Si tratta di un teschio ben ossificato, in cui sono chiaramente riconoscibili almeno tre denti del giudizio e che attribuirei ad un giovane maschio adulto. Nobile sepoltura o rinascimento, se volete, per un mio vecchio anche se sconosciuto amico portoghese.
4/1/99 Diu, Lunedì
-Il “Times of India”, che sfoglio seduto in una stanza del Tourist Office, riporta in bella evidenza una intervista all’attuale capo del Governo indiano. In essa il signor Vajpayee, che di queste cose professa di intendersene, assicura che la risposta ad una bomba atomica non può essere che un’altra bomba atomica. Povero me! Io ho scelto di non andare a Jaisalmer proprio per muta, politica protesta contro la decisione che ha portato l’India, nello scorso mese di Maggio, a compiere degli esperimenti nucleari nel deserto del Thar, a due passi da Jaisalmer. Povero me! Io sono invece convinto che se il risultato della morale “occhio per occhio, dente per dente” non può essere altro che un mondo di ciechi con la dentiera; il risultato della morale di Vajpayee e di chi la pensa come lui non può essere altro che la radicale distruzione di ogni forma di vita sulla terra. Poco male, dopo tutto. L’Universo non si accorgerà neanche di cosa sia accaduto in un suo miscroscopico e sperdutissimo angolino e continuerà maestoso e veemente il trasformarsi dell’unica materia immortale.
-Dopo averne discusso a lungo con Ahmed (erano bellissimi da vedere mentre discorrevano così fitto e con tanto calore), Cesia è giunta a proporre una netta differenza tra essere umano ed uomo. Esseri umani siamo tutti, in quanto siamo dotati di facoltà logica, di proairesi. Ed esseri umani restiamo fino a quando atteggiamo la nostra proairesi controdiaireticamente, ossia fino a quando agiamo seguendo l’errore di credere dipendente esclusivamente da noi quel che esclusivamente da noi non dipende. Un simile comportamento, se ci fate caso, -diceva- è caratteristico, per esempio, dei bambini e dei loro capricci. Uomo è invece chi sa atteggiare la propria proairesi diaireticamente. Prakash ne ha immediatamente tratto una conseguenza ed ha affermato: “No religion, please! I am a man, not a human being”. Armin ha tirato un lungo sospiro di sollievo ed ha detto a Prakash: “Mi hai tolto le parole dal cuore”. Se dovessi aggiungere qualcosa, ho continuato io, direi soltanto questo: “Quando l’essere umano non dice la Verità a se stesso, la Verità sull’uomo, ecco che nella sua testa è già scoppiata la bomba atomica”.
-Qui ogni porta che affaccia sulla strada è un negozio od una bottega.
-E’ evidente che i quattro versi alla “Pizza Felicità” sono stati da me scritti di notte, mentre erravo in mezzo ad un gregge nei pressi del Forte di Diu.
5/1/99 Diu, Martedì
-Fermatevi a Diu per un paio di mesi ed imparerete a riconoscere una per una anche le capre che frequentano il mercato ortofrutticolo.
8/1/99 Diu, Venerdì
-…noi invece siamo inteneriti dal vizio ed irritati dalla virtù…
9/1/99 Diu, Sabato
-“The vow of truth. Doctrine fo Ahimsa. The vow of celibacy. The vow of the control of the palate. The vow of non-thieving. The vow of Swadeshi. The vow of fearlessness. The vow regarding the “untouchables”. Education through the vernaculars. The vow of Khaddar”. Di che si tratta? Sediamo sulle gradinate deserte del teatro all’aperto che affaccia sul mare dando le spalle alla collinetta di Chakratirth. Cesia ha una espressione triste e sta manifestando disordinatamente, tumultuosamente, i pensieri che le ha fatto nascere la lettura di: “Mahatma Gandhi, his life and ideas” di C.F.Andrews. Questo libro, scritto con l’intenzione esattamente opposta, le ha invece fatto cadere in mille pezzi il prestigio di cui Gandhi godeva ai suoi occhi, e sta spiegando perché. Prakash le ha offerto qualcuno dei biscotti Parle-G che stava sgranocchiando, ha annuito con un cenno del capo e poi, in silenzio, ha perso il suo sguardo nell’immenso oceano che abbiamo di fronte.
-Cos’altro è infatti la politicheria se non il modo in cui individui che non sanno governare se stessi, tentano di governarne altri altrettanto incapaci? A sua volta la politica cos’altro è se non l’arte di diventare padroni di se stessi?
10/1/99 Diu, Domenica
-A colazione ho aperto e chiuso la mia noce di cocco da 5 rupie come un libro.
12/1/99 Diu, Martedì
-Come il bello, anche la felicità può essere colta soltanto dall’intelletto.
-“Chi viene in India immagina, in genere, che gli Indiani siano tutti dei piccoli Gandhi. Che dire, allora, quando si scopre che Gandhi non è che un piccolo indiano? Vivo, nel pensiero di Gandhi, rimane soltanto un inconsapevole stoicismo antico. Tutto il resto è onesta e generosa superstizione. Oltre al feroce proibizionismo sul consumo di alcool, quel che riesce particolarmente insopportabile è, al di là delle parole, una adesione tutt’altro che laica alla ortodossia Hindu. Il voto di castità personale, quello per cui si è convinti di essere superiori a chi eiacula sperma in quanto lo sperma non eiaculato si trasformerebbe in spirito ed in superiorità spirituale; ed il voto di castità che pretende dai membri del suo Ashram, fanno ridere e piangere insieme. Il voto della verità, poi, non è in contraddizione con una necessaria e quotidiana pratica di politicante? Guardate quanto sia infinitamente più vera e nobile la posizione, circa politica e politicheria, di Socrate quale egli ce la espone nella “Apologia”, e non potrete che offrire anche voi dei biscotti Parle-G”. Nel sentire queste parole di Prakash sono rimasto letteralmente sbalordito.
-Il mio mestiere è quello di essere felice.
-Giaceva il lingam di Shiva, giaceva come una bandiera senza vento… e Parvati lo vide… ed era la sua sposa…
-Con cuore puro Prakash ha detto: “La Verità è che non esistono né Brahma né Shiva né Vishnu..”., ma l’uomo, quell’animale il cui animo mortale è capace di usare le rappresentazioni diaireticamente. Ho poi sentito Ahmed, con cuore altrettanto puro, ripetere: “La Verità è che non esiste Allah né Maometto è il suo profeta..”. ma l’uomo, quell’animale il cui animo mortale è capace di usare le rappresentazioni diaireticamente”. Non potrò mai dimenticarlo. E’ accaduto a pranzo. Avevamo tutti ordinato un thali completo.
13/1/99 Diu, Mercoledì
-Così pure “ahimsa” ossia “non-violenza” va certamente sostituito con il concetto positivo di “diairesi”. Perché? In quale senso? Nel senso che chi è uomo non accetta più di essere costretto a scegliere tra piccoli e grandi assassini o di schierarsi, tuttalpiù, a favore di piccoli viziosi contro grandi viziosi. Chi è uomo intende scegliere i virtuosi contro i viziosi, i giusti contro gli ingiusti, i saggi contro gli insipienti.
-Capisco ora il significato delle parole che Pànkalos pronunciava mentre passeggiavamo con Connie nell’isoletta di Jagmandir, sul lago di Udaipur. Parole miracolose, perché in profonda armonia con quelle di un musulmano come Ahmed, di un Hindu come Prakash e di un cristiano come Armin che Pànkalos non conosceva e che non avrebbe mai conosciuto: “Per chi mi osserva dal di fuori è come se io mi facessi guidare dalla controdiairesi, ma è così soltanto in apparenza. Io semplicemente utilizzo e non posso fare a meno di utilizzare, come tutti, “ta allòtria” (tutto ciò che non è in mio esclusivo potere) finché essi mi sono dati e finché l’usarli non confligge con “ta ìdia” (ciò che è in mio esclusivo potere: saggezza, giustizia, virilità, temperanza). A quel punto si vede che io mi distacco dall’uso di quei certi allòtria e salvaguardo ta ìdia”.
-Ma una istituzione, al contrario, per definizione non possiede “ta ìdia”; ossia è istituzione proprio in quanto salvaguarda certi “allòtria” contro altri “allòtria”.
-Servitore della Chiesa, dello Stato, del Partito, insomma servitore di una istituzione potrebbe dunque diventare, caso mai, un titolo infamante e non di lode. Questa considerazione, diceva Pànkalos, è dedicata a tutti coloro che nascondono il sacrificio di “ta ìdia” con la scusa di servire “ta allòtria”. Ed aggiungeva: a quegli imbecilli (io ne ho conosciuti tanti) che, per giustificare la loro viltà sono soliti dire: “Ma io non sono come il marito che si tagliò i coglioni per fare dispetto alla moglie”, bisogna rispondere: “Tu sei proprio come il marito che per non fare un piacere a se stesso mangiò nel piatto in cui la moglie aveva appena cacato”.
14/1/99 Diu, Giovedì
-Cesia è partita stamattina molto presto per Mt. Abu. Più tardi Armin è partito per Goa. Dor ci ha lasciato già qualche giorno fa per Bhuj.
-Shiva’s Christmas. Per un Hindu potete immaginare qualcosa di più ripugnante e blasfemo della credenza seguente: “In una cerimonia chiamata ‘Santa Messa’ del vino diventa sangue di Dio”?
-A sua volta il culto Hindu della vacca non vi dice nulla sulla adorazione Egizia del bue Api e sulla condanna mosaica del vitello d’oro?
-L’isola di Diu ha curiose somiglianze con l’isola greca di Castelrosso (Megisti). Chi ha visto e ricorda bene il film “Mediterraneo” scoprirà che anche a Diu c’è “Bandiera issata, signor Tenente!”; c’è “Il ricovero di Libero e Felice”; c’è “Il mare dagli archi”; ci sono addirittura le antiche case abbandonate.
-Non so perché ma oggi anche gli scafi delle imbarcazioni da pesca sembrano legnacci sudici e tarlati.
-Guardo il piccolo porto di Ghoghla ed ho l’impressione di qualcosa di disgustosamente trasandato. L’esatto contrario del lindore degli angolini di un’isola delle Cicladi.
-L’india e gli Indiani? Il contrario, absit iniuria verbis, della pulizia svizzera e del distacco britannico.
-Stamattina al mercato del pesce un contadino, per pulire un occhio alla figlia, prima ci ha sputato sopra e poi l’ha massaggiato.
-Non confondete mai la presenza in noi di un impulso con il nostro assenso ad esso.
16/1/99 Diu, Sabato
-Live a life of beauty and happiness.
-E’ vero che gli Hindu hanno fermato l’avanzata musulmana verso est e l’hanno costretta a scivolare a sud lungo le isole Indonesiane, ma comunque quanto Islam è visibile in India!
-Jacqueline ha dei graziosissimi occhi grigio-azzurri che viene voglia di baciare. E’ una svizzera di Zurigo e si odora lontano un miglio cosa è venuta a cercare in India. Se n’è andata verso Ahmedabad sulla sua gigantesca Enfield, insieme a due neozelandesi.
18/1/99 Diu, Lunedì
-Pur se non così scintillante come nel Rajasthan, anche in Gujarat Hindu è sinonimo di colore. Per questo passo ore, ogni mattina, al Fruit-market. Le poche donne musulmane che vengono a fare spesa sul tardi, verso mezzogiorno, somigliano ad isolate, nere cornacchie.
19/1/99 Diu, Martedì
-Stamattina lunga pedalata e poi deliziosissima camminata solitaria di chilometri e chilometri lungo la assolatissima spiaggia che da Ghoghla raggiunge il capo Habèl.
20/1/99 Diu, Mercoledì
-Perché non hai fremiti da immortalità pregressa e palpiti soltanto per quella futura? O uomo, o uomo: nel 2222 sarai esattamente quello che eri nel 1111.
-Ho detto addio a tutti coloro che rimangono. Domani lascio Diu per Bombay.
23/1/99 Bombay, Sabato
-Cos’è la strada tra Diu e Bombay? E’ asfalto in burrasca.
-A Bombay Colaba ho visto una sola mucca perduta per strada. Qui Bombay sembra una città inglese e l’India agricola è davvero lontana.
-Ieri a Bombay, in Madame Cama Road, una giovane ragazza mi ha seguito, mi ha fermato e mi ha detto: “Io so che tu sei Gregory Peck”. Aveva un visetto tondo davvero assai carino ed era completamente coperta di polvere bianco-argentea di Ossido di Zinco. Mi ha raccontato di avere conseguito un Ph.D. in Chimica ma che poi… Io le ho risposto che dubitavo di essere Gregory Peck, ma che lei certamente era un Ph.D. E così ci siamo lasciati sorridenti nel vento, un vento teso tra i grattacieli di Bombay.
25/1/99 Hubli, Lunedì
-Anche alla bus Station di Hubli c’è un elefante che sa benedire chi gli offre qualche rupia, accarezzandogli lievemente il capo con la sua massiccia proboscide.
-Ho intorno a me un gradevolissimo profumo di arachidi tostate.
-Nella Public Library di Hubli ho trovato una sezione di Filosofia e questo mi ha piacevolmente eccitato. La lettura di qualche aforisma di Nietzsche, poi, mi ha messo francamente di buon umore.
-Vedere fustigare le parole mi mette sempre di buon umore.
26/1/99 Hospet, Martedì
-Mi sto lentamente spostando dal mare Arabico al golfo del Bengala.
29/1/99 Hampi, Venerdì
-Ad Hampi, nel tempio di Vittala, seduto su una panca di granito, a chi mi chiedeva per l’ennesima volta: “Where are you from?” non ho potuto fare a meno di rispondere: “I am not from this world, I come from the heavens”, ed aggiungere: “I like India as I like any other country”, ed ancora: “My name is Angel”. Tra sorpresa e spavento dell’interlocutore, sono stato lasciato in pace: “So you are visiting us..”.
-Ho poi camminato non soltanto tutte le rovine, ma sono tornato a piedi da Hampi ad Hospet. Si tratta di circa quindici chilometri di una strada orientata da est ad ovest, lungo la quale mi hanno guidato i visibilissimi Giove e Venere ed illuminato uno stupendo chiaro di luna.
-I massi tondeggianti di granito rossiccio che caratterizzano il paesaggio di Hampi sono visibili un po’ in tutto il Karnataka, il quale appare come una terra piuttosto brulla, più pastorale che agricola.
30/1/99 Bangalore, Sabato
-Nonostante il grosso polmone verde rappresentato dal Cubbon Park, anche Bangalore ha strade terribilmente inquinate da gas, rumore, sporcizia.
-La scrittura kannada predilige le forme tondeggianti, sinuose.
-Il fedele religioso si avvicina al suo Dio sempre come un cane che cerca il suo padrone.
-“Government work is God’s work” sta scritto sull’architrave principale del Vidhana Souda di Bangalore. E’ evidente che chi l’ha dettato ignora del tutto che lavoro faccia Dio.
-Dopo avere smarrito la via nell’oscurità della Delhi vecchia…
31/1/99 Madras, Domenica
-A Madras il caldo è tale che per dormire non c’è bisogno né di coperta né di lenzuolo.
-Io diventerò ministro quando e soltanto quando avrò da governare su uomini giusti, tutti giusti (ossia quando non ci sarà più bisogno di un governo).
-Chi impara ad essere padrone di se stesso scopre di non avere più bisogno di essere padrone di altri.
-Tre bufali risalgono lentamente il putrido e melmoso Kuvam all’altezza del ponte di McNichols Road, nel quartiere Chetpat di Madras.
-Chi crede che la merda degli altri sia sempre quella che puzza di più, ebbene non si intende della propria.
-Beach, Fort, Park, Egmore, Chetpat: sono i nomi di fermate della metropolitana di Madras.
-Faccio un giorno di digiuno in lode della materia immortale e per tutto il bello che vedo intorno a me e dentro di me.
1/2/99 Madras, Lunedì
-Io sono uno di quelli che ascoltarono le parole di Paolo di Tarso all’Areopago di Atene e che si misero a ridere sonoramente, impedendogli così di continuare il suo discorso, quando cominciò a parlare di resurrezione dei morti.
-Ottengo il visto, a Madras, per navigare verso le isole Andamane.
2/2/99 Madras, Martedì
-L’India di oggi come l’ho vista e vissuta io, in mezzo alle strade, nelle file agli sportelli, in trattorie ed Hotel sempre diversi e sempre scoperti giorno per giorno, ecc… spesso fa veramente ribrezzo. La gente minuta, poi, quanto a lealtà, a rispetto di sé e degli altri, non ha proprio nulla da invidiare a Giovanni Agnelli e compagni. Quest’India è davvero il paese che Nietzsche ha sempre sognato, sarebbe il suo paese.
5/2/99 Golfo del Bengala, Venerdì
-La nave che mi porta alle Isole Andamane, la “Akbar”, scivola silenziosa su un mare, il golfo del Bengala, con appena qualche ricciolo bianco.
-Senza volerlo, da una cuccetta all’altra di Bunk class ho fatto ad un Indiano una lezione volante di corretta pulizia dei denti e di corretto uso del filo interdentale,
-Le condizioni in cui viaggiano i passeggeri di Bunk class sono pessime. Il motivo? Che un bambino, quanto a sudiciume, si comporti da bambino, è normale; ma un adulto che si comporta da bambino sudicio è un Indiano.
-Lamentarsi continuamente di questo e di quello e viversi come poveri quando invece si è ricchi di occhi, di mani, ecc…ecc… è usare la logica contro se stessa, è disprezzarsi, è mancare la propria natura.
Ζῷον θνητὸν, ψυχῆν ἔχον ἄθνητον, χρηστικὸν ταῖς φαντασίαις παραδιαιρετικῶς “Zòon tnetòn, psukén ékon àtneton, krestikòn tàis fantasìais paradiairetikòs” ossia “Animale mortale dotato di un’anima immortale, capace di usare le rappresentazioni in modo controdiairetico”: ecco la definizione che un essere umano dovrebbe dare di se stesso.
-Il sistematico uso della controdiairesi implica la credenza, non mi importa quanto conscia, nella immortalità della propria anima individuale. La dimostrazione si dà per assurdo. Infatti se io usassi sistematicamente la diairesi e dunque fossi felice qui, oggi, in questa vita, che bisogno avrei di immaginare la felicità in un’altra?
6/2/99 Golfo del Bengala, Sabato
-Questa traversata in Bunk class sulla nave Akbar ovviamente non significa che non si possa viaggiare in condizioni ancora peggiori, come mi facevano notare Neil e Simon, due ragazzi inglesi le cui cuccette sono immediatamente prossime alla mia, in relazione alle loro esperienze di navigazione in Indonesia.
-Gli esseri umani, come non sanno di avere ora, in questo preciso istante, nelle loro cellule una RNA-Polimerasi che sta trascrivendo DNA, così non sanno di credere di avere un’anima immortale. Eppure questa credenza lavora e produce certi risultati, come l’RNA-Polimerasi sta producendo ora, in questo istante, dell’RNA-messaggero.
-L’infelice è un vizioso, un drogato. Cosa fuma? La controdiairesi. Il felice è un virtuoso. Cosa aspira? La diairesi.
-La navigazione verso le isole Andamane prosegue uniforme e tranquilla.
7/2/99 Port Blair, Domenica
-Una piccola isola, Ross Island, colma di palme. Questa la prima occhiata sulle Andamane dal ponte della Akbar che sta per entrare in porto a Port Blair.
-Trovo la spiaggia di Corbyn’s Cove nettamente più graziosa di Nàgoa Beach.
9/2/99 Wandoor e Jolly Buoy, Martedì
-A Jolly Buoy ho nuotato nel colore, a lungo. Questo mi ha riempito l’animo. Isolette colme d’ogni sorta di alberi d’alto fusto e cinture di mangrovie. Canali d’acqua smeraldo. E’ magnifico.
-Che qui l’umidità sia costantemente intorno all’80% si sente, si sente sulla pelle.
-Gli Indiani stanno cercando di riscrivere la loro storia recente. Lo si nota anche dalle cancellature e riscritture visibili a Ross Island sulle tabelle esplicative che si leggono nel Museo.
10/2/99 Port Blair, Mercoledì
-La spiaggia di Chidiatappu è meno affascinante di quella di Wandoor.
-Quanta determinazione c’è voluta, sulla Akbar, per tentare di far rispettare le code al bar ed alla mensa!
-Una costante foschia copre tutti gli oggetti lontani e non ne lascia distinguere nettamente i contorni.
12/2/99 Long Island – Isole Andamane, Venerdì
-Appena sbarcherete a Long Island qualcuno vi dirà che per dormire sull’isola non ci sono sistemazioni diverse dal campeggio in tenda. Non credetegli. Cercate invece la Forest Rest House e fate in modo di farvi ospitare in una delle sue due magnifiche stanze, come è riuscito a me.
-A Long Island non soltanto non si vedono circolare neppure biciclette ma non ci sono letteralmente strade. Soltanto stretti sentierini di cemento nelle immediate vicinanze del piccolo villaggio.
-Lalaji Bay: non si può, non si può non mettersi nudi quando si incontra un Paradiso del genere. E con un tale libro aperto dinanzi agli occhi, come si fa ad aprirne uno di carta e inchiostro e ad immergercisi dentro? Bisogna credere di essere altrove, non dove si ha la fortuna di essere.
-Guardata da vicino su queste isole, la Natura non sembra dire altro che: “Lasciatemi fare e dalle nude pietre vi farò uomini”.
14/2/99 Havelock – Isole Andamane, Domenica
-L’albergatore che nega l’acqua all’ospite, prima o poi dovrà pulirne gli stronzi. (Proverbio Andamanese)
-Francesca è una svizzera di Lugano che occupa la stanza accanto alla mia al Seaview Lodge. Gioca a fare la Hindu e più la guardo, più la sento parlare, più la vedo muoversi, più non posso fare a meno di notare che anche nelle isole Andamane ci sono le galline e fanno coccodè.
-A Bangalore ho lasciato le mie unghie, a Long Island ho lasciato i miei capelli.
-L’isola è un vascello con migliaia di alberi.
-I miei templi sono le spiagge. 17/2/99 Havelock – Isole Andamane, Mercoledì
-C’è qualcosa di fuori misura in Havelock Island, qualcosa di disarmonico che non mi permette di apprezzarla. Con il suo isolamento, la sua misura, Long Island era ben più armoniosa.
18/2/99 Havelock – Isole Andamane, Giovedì
-La spiaggia combina i quattro antichi elementi: acqua, aria, terra, fuoco. Non è poco, come possibile spiegazione del fatto che io viva le spiagge come templi. Non lontano da Madras, lo stupendo tempio sulla spiaggia di Mahabalipuram -fatto costruire intorno al 600 d.C. dai re Pallava- secondo me significa questo.
-Dice la mangrovia: lì dove nessun altro albero riesce a crescere, crescerò io.
20/2/99 Neil Island – Isole Andamane, Sabato
-Un pesante fardello è certo più facile da sopportare se a portarlo è qualcun altro.
-G. Garcia Marquez racconta che il libro preferito dall’attuale Presidente degli USA Bill Clinton sono i “Ricordi” di Marco Aurelio. La cosa mi fa molto piacere ma trovo la notizia anche alquanto macabra. Sarebbe forse l’ora, questa, dello stoicismo antico sulla bocca di un carrierista politicante? Avete idea, se fosse vera, di quale abisso di infelicità viva colui che viene propagandato come l’uomo più potente del mondo?
-Il verso del geko domestico assomiglia molto ad un cinguettio od uno squittio.
23/2/99 Port Blair, Martedì
-“Derivata” è un aggettivo che qualifica il sostantivo sottinteso “funzione”. Da una funzione si è derivata un’altra funzione e così via.
Τὸ ἄλλου παρὰ φύσιν σοὶ κακὸν μὴ γινέσθω “Tò àllo parà fùsin sòi kakòn mé ghinéstho” sottintende ποιούμενον “poiùmenon”: ciò che da un altro è fatto, l’azione di un altro contro natura (cioè contro la natura dell’uomo ossia alògos) non diventi un male per te.
-Gli Indiani non sono tanti piccoli Gandhi, come invece uno immagina prima di venire in India. E’ però forse vero che chi è venuto in India 30-40 anni fa ha potuto vedere un’India molto, molto diversa dall’attuale.
-Oggi nella State Library di Port Blair ho letto l'”Aiace” di Sofocle nella edizione dei Great Books dell’Enciclopedia Britannica.
-Qui l’India è un po’ come la casa con giardino di certi nostri vecchi zii un po’ sporcaccioni: piena di soprammobili ed altri amminicoli di pessimo gusto, sudicia, circondata da una atmosfera sensuale, voluttuosa, situata in un posto piacevole per natura.
24/2/99 Trichy, Mercoledì
-Per vedere dove mi sono tagliato i capelli l’ultima volta bisogna prendere in mano il mappamondo.
25/2/99 Kanyakumari, Giovedì
-Io non potrei mai essere un Hindu: infatti dovrei togliermi troppo spesso le scarpe e camminare scalzo.
26/2/99 Trivandrum, Venerdì
-Anche un tugurio potrebbe profumare di gelsomino, anche in un tugurio si potrebbe sentir suonare la musica di Mozart.
27/2/99 Varkala, Sabato
-Anche il più grande linguista, di fronte ad un bambino che parla e scrive il malayalam fa la figura di un ignorante sprovveduto.
-Vista dal terrazzo dell’Hotel Pankaj, di Trivandrum effettivamente non si vedono case ma sterminati quartieri di palme.
28/2/99 Trivandrum, Domenica
-Nel Tempio di Vinayagad dedicato a Ganesh, poco oltre l’ingresso c’è un ampio, profondo pozzo rettangolare con pareti rivestite di marmo chiaro. I devoti di Ganesh acquistano delle noci di cocco, entrano e le rompono scagliandole con violenza verso il basso contro le pareti del pozzo, nel quale poi cadono i frammenti. Culto piuttosto rumoroso, che mi ricorda quello della lapidazione del Male praticato dai musulmani alla Mecca.
-Lascio Trivandrum accompagnato da litanie Hindu diffuse in strada a volume altissimo. Il timbro di voce di chi le legge è di un fascino straordinario.
Kollam, Alleppey, Backwaters del Kerala
4/3/99 Kochin, Giovedì
-I dipinti murali visti ieri al Mattancherry Palace sono opere di magnifica qualità. La scena molto veritiera del parto di Rama e degli altri eroi; un Krishna mollemente sdraiato ed impegnato con sei mani e due piedi a masturbare contemporaneamente otto delle sue gopis o pastorelle sono davvero uno spettacolo al quale merita di dedicare qualche tempo.
-A Fort Kochin, che è un grandissimo porto, compri un pesce sulla spiaggia e lì accanto c’è chi te lo cucina su due piedi per 20 rupie.
Thalasseri
Kannur, Kasaragod
5/3/99 Mangalore, Venerdì
-Di spettacolare e memorabile a Mangalore c’è una cosa sola: una bus Station non affollata e non caotica.
6/3/99 Gokarna, Sabato
-La spiaggia di Kudle a Gokarna mi ricorda moltissimo la spiaggia di Milopòtas ad Ios. Anche il paesaggio ha qui qualcosa di greco-turco.
-Poco oltre Kudle, la spiaggia di Om è certamente una delle spiagge più affascinanti che io abbia visto in India.
-Non avrei mai immaginato di riincontrare Jacqueline. Era in compagnia di un flautista ungherese. Sulle prime non mi ha riconosciuto. Poi si è giustificata dicendomi: “Ma sei una persona completamente differente!”
-Tutto è relativo? Sì, tutto è relativo a qualcosa che relativo non è, che è invariante: sia esso la velocità della luce o la natura umana.
-Le poche stradine di Gokarna pullulano di Indiani di casta elevata, quelli senza camicia e con il cordone bianco a tracolla.
-Dulce et decorum est pro “diairesi” mori, non pro “patria”.
-A Gokarna la terra è rossa.
-Il terzo serpente l’ho visto alle soglie del tempio che sovrasta la spiaggia principale di Gokarna. Questo poteva ben essere un cobra.
-Avete presente la citazione biblica (Esodo 7,12) del mago capace di far diventare un bastone serpente? Ebbene lo stesso gesto l’ho visto fare più volte nella piazza principale di Diu da un simpatico e loquacissimo (in Gujarati) incantatore di serpenti.
-Vada un pensiero a Francesca chicken-brain ed a tutti coloro che non ne azzeccano una che è una.
7/3/99 Panaji, Domenica
-Il motto è “Diairesi”. La musica è quella del Concerto per clarinetto e orchestra di Mozart. Il pittore è Piero della Francesca.
8/3/99 Panaji, Lunedì
-I bambini seminudi che corrono lungo i moletti delle Backwaters chiedendo a gran voce una “ball-pen” e che si tuffano per raggiungerla quando i turisti dal battello gliela lanciano. Una signora spagnola dalle nere labbra che cinguetta “They say I want a pen”. Ecco la perfetta scena iniziale di un nuovo film sull’India.
-Resterò a Goa fino al primo giorno di primavera.
-Old Goa è un posto assolutamente incantevole.
-Anche sul bus per Old Goa cercheranno di buggerarvi una rupia.
-Il mio feeling con Goa è, per ora, assai più positivo che negativo. Altri viaggiatori mi avevano fatto paventare ben di peggio.
11/3/99 Panaji, Giovedì
-Per farvi un’idea del perché nulla è magico in India, andate a vedere un film indiano. Quando gli Indioti si vivono come se recitassero in uno dei loro film fanno ribrezzo.
12/3/99 Panaji, Venerdì
-Che sozzo lo sguardo di S. Francesco Xavier verso gli Hindu! Che sozzi giudizi lo abitavano! Che sozza storia quella del suo corpo incorrotto! A dirmi queste parole è stato un frate francescano al quale avevo semplicemente manifestato il mio stupore nel vedere un seguace del poverello di Assisi piantato sulla soglia di una chiesa appartenente ai Gesuiti.
-La stagione turistica a Vagator, a Calangute, a Benaulim finisce a Marzo. Provate ad immaginare incinte di quanti mesi siano a Marzo le donne del Karnataka che vivono dello smercio di tessuti e gioielleria sulle spiagge di Goa, e quando partoriranno.
13/3/99 Panaji, Sabato
-Con onde enormi che si inseguivano vicinissime bianche-schiumando, oggi entrare in mare a Calangute somigliava molto ad uno sport d’alta montagna. Una sensazione curiosa e piacevole.
-Comunque Calangute non ha carattere; quel carattere che non manca, invece, a Vagator.
14/3/99 Panaji, Domenica
-Che piacevole sensazione quella di poter bighellonare sereno nell’aeroporto di Goa, imparando cosa fare e dove andare Domenica prossima, quando partirò di qui per Bombay.
-Le caravelle portoghesi della prima metà del ‘500 erano, ovviamente, i Boeing di quel tempo.
15/3/99 Panaji, Lunedi
-Ho incontrato un simpatico genovese, Biagio, che per indicare gli Indiani li chiama i “Bagassa boys”.
-Claudio, un oste veronese mi ha insegnato questa canzoncina:
Rosy Bindi dimmi la vita cos’è (coro)
Rosy Bindi dimmi l’amore dov’è (coro)
io senza te non vivo più (solo, alto)
ma tu non ti curi di me (solo, basso) …e si riprende.
16/3/99 Arambol, Martedì
-Ad Arambol ho fatto prima il bagno in un mare mosso e subito dopo nelle calmissime acque del lago d’acqua dolce alle spalle della spiaggia.
-Insomma un altro posto magnifico, dove ho comprato la mia nuova piccola sacca da viaggio.
18/3/99 Panaji, Giovedì
-Si può ben affermare che nel Sancta Sanctorum di ogni tempio di Shiva c’è un “cazzosanto”.
-Potete arrivare da Panaji all’aeroporto Dabolim di Goa con meno di dieci rupie. Prendete prima un bus per Vasco e chiedete di scendere a Chicalim (7 rupie). Qui prendete uno dei numerosi bus che da Vasco sono diretti a Bogmalo. Dopo un paio di fermate (2 rupie) sarete scaricati proprio davanti all’ingresso dell’aeroporto.
-Delizioso di Varca e Benaulim è lo scrocchio della sabbia sotto i piedi. Sembra di pestare neve fresca ghiacciata.
21/3/99 Panaji, Domenica
-Nella chiesa di S. Cajetan ad Old Goa l’iscrizione del tamburo della cupola dice così: Quaerite primum diairesin (si scrive “regnum Dei et iustitiam eius” ma si legge διαίρεσιν“diairesin”) et ta aproàireta (si scrive “haec” ma si legge τὰ ἀπροαίρετα “ta aproàireta”) omnia adiicientur vobis (Matteo VI).
-I due aeroporti di Bombay, quello di Santa Cruz in cui sono atterrato e quello di Sahar dal quale sto per ripartire, come pure quello di Port Blair e quello di Madras, non danno l’ impressione di umidiccio lercio che invece subito colpisce in quello di Delhi.
-Torno in Europa così come sono partito, senza bagaglio a mano e con un borsone nel quale trovano spazio le mie poche cose. Mentre sono in fila al Check-in si avvicina a me un signore e mi chiede con fare cortese se sono disposto a farmi carico fino a Roma dell’eccesso del suo bagaglio. Ha una capigliatura che si solleva in mezzo alla fronte e ricade giù da ambo i lati a forma di zazzera con grande copia di ricci. La fronte è aperta e serena nella parte superiore, gagliardamente incurvata in fuori nella parte inferiore. Gli occhi sono infossati, molto aperti e rotondi. Ha linee sottili e placide intorno alle labbra ed alle guance, la barba folta e piena, il petto ampio, il corpo robusto. Sono felice di far passare come mie un paio di pesanti borse piene di libri. A lui non chiedo chi sia, non chiedo neanche il nome. Non ne ho bisogno. Io so chi è.