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Scritti originali

DIALOGO II

Medea: Diairesi, Antidiairesi e il Giudice Misterioso

Οὐ μὲν οὖν τῇ ἀληθείᾳ, φάναι, ὦ φιλούμενε Ἀγάθων, δύνασαι ἀντιλέγειν, ἐπεὶ Σωκράτει γε οὐδὲν χαλεπόν.

“Mio amato Agatone -replicò allora Socrate- è alla verità che tu non puoi opporre argomenti, giacché a quelli di Socrate non è affatto difficile opporne”

Platone ‘Simposio’ 201D

Le ben note e tragiche vicende di Medea sono raccontate e analizzate passo passo per illuminare fino in fondo il modo in cui funzionano le Proairesi di tutti gli uomini. Il dialogo dimostra che nella proairesi si fronteggiano due supergiudizi e trova posto uno sterminato insieme di giudizi ordinari. Il primo supergiudizio si chiama ‘Diairesi’. Il secondo, che non ha per ora un nome proprio ma del quale si ipotizza la necessaria esistenza, è temporaneamente denominato ‘Giudice misterioso’. Soltanto alla fine del percorso maieutico, nel quinto dialogo, si riconoscerà che il nome proprio di questo giudice misterioso è ‘Controdiairesi’. Lo sterminato insieme di giudizi ordinari viene infine raccolto sotto il nome generale di ‘Antidiairesi’.

Qualche giorno dopo Raniero, Irene e Muriel si erano nuovamente dati appuntamento nell’anfiteatro affacciato sul mare.

-Ricordi, disse Raniero, ‘La scena del vento’ di cui abbiamo discusso qualche giorno fa? Oggi possiamo aggiungerle qualcosa. Guarda come il mare, adesso, è agitato e come il vento solleva onde sempre più spumeggianti. Proprio qui sotto di noi, vedi come la vela di quella piccola barca è scossa dal meltemi?
-Sì, rispose Irene. Osservando i movimenti delle persone che sono sulla barca si può notare molta agitazione. Non vorrei che stesse per succedere qualcosa di grave. Cosa si staranno dicendo?-
-Sento anch’io arrivare voci concitate, ma non si capisce che cosa stiano dicendo
-Tutto questo mi fa venire in mente la storia di Medea, continuò Irene. Anche l’animo di Medea doveva essere scosso violentemente, come la vela di quella barca in questo mare agitato. Me la racconti?

-Fa sempre bene tornare a ragionare su storie così drammaticamente vere. Dunque: quando Medea, dopo anni di reciproco amore, si vide abbandonata da Giasone -il quale voleva divorziare da lei per sposare Glauce, la figlia di Creonte, re di Corinto- concepì il modo atroce che conosci per vendicarsi
-Sì, lo ricordo bene: uccise i suoi figlioli
-Secondo te, perché lo fece?
-Per punire Giasone. Non poteva accettare di essere rifiutata dopo anni di felice convivenza
-Ammettiamolo, continuò Raniero. Medea era davvero una donna dotata di grande temperamento! Non le mancava certo la ‘rappresentazione’ di cosa si deve intendere quando si dice che qualcosa gira storto e non si ottiene quel che si vuole! Medea cercava un modo per vendicarsi di Giasone, il quale le pareva non soltanto ingiusto con lei ma anche insultante e oltraggioso
-Lasciamo stare, per ora, la vendetta, disse Irene. Come avrebbe potuto Medea non soffrire per la scelta di Giasone? Chi è che non soffre quando si sente rifiutato?
-Dipende, replicò Raniero. Soffre chi è rifiutato e continua a desiderare l’amore di chi lo rifiuta. Non soffre chi è rifiutato e giudica quel rifiuto una liberazione. Tieni conto che Giasone, sposando Glauce, sarebbe poi diventato re, cosa a cui teneva molto e che, vivendo con Medea, non gli sarebbe stata possibile
-Ma, secondo te, Giasone voleva anche allontanare Medea da Corinto, in modo da non vederla mai più?
-Sicuramente no. Giasone, al contrario, aveva proposto a Medea di rimanere a Corinto e di diventare la sua amante, l’amante del re! Questa era una decisione che Glauce aveva approvato
-E’ questo che Medea non può accettare e che le sembra un insopportabile oltraggio, sbottò Irene
-Ma dal soffrirne al dare la morte ai suoi stessi figli, suggerì Raniero, credo anche tu veda un passo che non è automatico, che non discende dal fatto di provare dolore e che richiede qualcos’altro per essere compiuto
-Allora, che cosa porta Medea a fare questa scelta?
-L’animo di Medea, come abbiamo detto, è dotato di grande nerbo ossia, e mi puoi certamente ormai capire, di una potente proairesi. 
-Sì, Medea deve assolutamente fare qualcosa, non può tacere e stare a guardare-
-Nella proairesi di Medea, riprese Raniero, turbinano dunque le più varie possibilità, e possiamo chiamare queste possibilità ‘progetti’. Così Medea pensa: ‘Giasone è un traditore e merita una punizione: lo avveleno’. Oppure: ‘Non sopporto di valere meno di Glauce e la uccido’. Oppure: ‘Mi uccido per non dover assistere a ciò che mi procura così tanto dolore’. E infine: ‘Uccido quelli che io gli ho dato, i suoi figli’
-Ma erano anche figli suoi…
-Giusto! Nella proairesi di Medea è anche presente il giudizio: ‘Se uccido i suoi figli punirò anche me stessa’. Ma ella, come le fa dire Euripide, subito si risponde: ‘Non m’importa! Capisco che mali sto per fare ma il rancore è più forte delle mie risoluzioni’
-Qual è il criterio che permetterà a Medea di scegliere tra questi progetti?
-Seguimi, la invitò Raniero. Entriamo nella proairesi di Medea e prendiamo in considerazione uno per uno questi progetti. La domanda fondamentale che ci dobbiamo porre è questa: ciò che voglio fare è qualcosa in mio esclusivo potere oppure no? Vediamo. ‘Avveleno Giasone’ è in mio esclusivo potere?
-Penso proprio di sì, propose Irene. A meno che le condizioni materiali me lo impediscano. Ma in ogni caso l’azione è mia e posso cercare di metterla in atto anche se non dipende da me il successo della medesima
-Ecco, hai colto il punto, replicò Raniero. Una cosa è decidere di camminare e un’altra è camminare. La prima è un progetto in mio esclusivo potere, la seconda non è invece in mio esclusivo potere ma è soggetta ad ogni sorta di possibili accidenti. Una cosa è avere dei giudizi e concepire un progetto, un’altra cosa è portarlo a compimento. Infatti la sua realizzazione è sempre soggetta a possibili accidenti. Ritorniamo ad esaminare il progetto ‘Avveleno Giasone’ e dammi una nuova risposta. Sappi che entrare nella stanza di Giasone è ormai impossibile, che tutti i suoi cibi sono pregustati da uno schiavo e che egli è circondato da guardie del corpo che vegliano sulla sua incolumità
-Ne devo concludere e ti devo rispondere così: ‘Avvelenare Giasone non è in esclusivo potere di Medea mentre in esclusivo potere di Medea è il concepirne il progetto’
-Cosa diremo del progetto ‘Uccido Glauce’?
-Che uccidere Glauce non è in esclusivo potere di Medea anche se il progettarlo è in suo esclusivo potere
-’Mi uccido’ è la terza alternativa che Medea concepisce. Ma la esclude subito, perché uccidersi le sembra una grande vittoria di Giasone e di Glauce, i quali non soltanto non avrebbero bisogno di commettere un omicidio per sbarazzarsi di lei, ma le infliggerebbero anche l’umiliazione di celebrarne il ricordo come madre virtuosa e sposa esemplare
-E inoltre, aggiunse Irene, in questo caso Medea non otterrebbe ciò che vuole, che è riavere il suo posto al fianco di Giasone. Ma a Medea non viene in mente che, uccidendosi, almeno si sottrarrebbe al dolore che prova?
-Anche nel caso del progetto ‘Mi uccido’ dobbiamo considerare se si tratti di qualcosa che è in esclusivo potere di Medea. Vedrai che se analizziamo questo progetto, che sembra il più vicino a dipendere esclusivamente da lei, troveremo che non è così
-Ma come, disse con sorpresa Irene, il suicidio è l’unica cosa per la quale non ho bisogno di altri e che dipende esclusivamente da me…
-Giasone ha già pensato anche a questo. Egli non ha messo in opera soltanto il suo sistema di protezione ma ha già dato ordini segreti e tassativi affinché sia prevenuto qualunque gesto che potrebbe portare ad effetto il suicidio di Medea. Medea non lo sa, ma è circondata da persone che si tengono nell’ombra e che vigilano sulla sua incolumità. Credibile o no che sia la possibilità di prevenire un suicidio, questo va detto per dimostrarti ancora una volta che anche la realizzazione del suicidio non è in tuo esclusivo potere, mentre è in tuo esclusivo potere soltanto la decisione di porre fine alla tua vita. Sono invece d’accordo con te nel ritenere che la morte avrebbe liberato Medea dal dolore, dall’offesa e dalla rabbia che provava
-Anche l’uccidere i propri figli, protestò allora Irene, non è in esclusivo potere di Medea, ma è ciò che avviene. Qual è la differenza di questo progetto rispetto ai precedenti?
-Non c’è la minima differenza, rispose serio Raniero. Anche per questo progetto valgono le conclusioni cui siamo giunti nel caso degli altri. Concepire l’uccisione dei propri figli è in esclusivo potere di Medea ma il realizzarlo non è in esclusivo potere di Medea
-Ma gli altri progetti di Medea non si realizzano mentre questo si realizza. Perché accade questo?
-Accade semplicemente perché le circostanze non lo impediscono. Medea è madre e i bambini vengono allevati e curati dalle donne, siano esse nutrici o madri. Medea ha dato a Giasone due figli e questi sono ancora, notte e giorno, con lei. Giasone non ha mai neppure lontanamente pensato a toglierli dalla tutela della madre perché questa è la sua cultura. Giasone è un greco. Medea non è una greca e, seppure figlia di re, è una barbara del Ponto che arriva a concepire un progetto di una atrocità tale quale nessuna donna greca avrebbe potuto concepire
-Dunque, chiese Irene, i progetti ‘Avveleno Giasone’, ‘Uccido Glauce’, ‘Mi uccido’, ‘Uccido i miei figli’ sono perfettamente equivalenti riguardo alla loro concezione e alla loro possibilità di realizzazione?
-Diciamo più esattamente, continuò Raniero. Sono perfettamente equivalenti quanto alla loro concezione poiché, come progetti, sono in esclusivo potere di Medea. Sono perfettamente equivalenti in quanto la loro realizzazione pratica è sempre soggetta ad ogni sorta di accidenti. Non sono più equivalenti quando consideri che è impossibile sapere a priori quali e quanti saranno per ciascuno gli impedimenti che ne ostacoleranno o le facilitazioni che ne favoriranno la realizzazione
-Intendi dire che la differenza tra di loro risale a quel ‘…soggetta ad ogni sorta di accidenti’?
-E’ proprio così. E questa è la ragione per cui soltanto il tentativo di realizzarli ci dice quali dei nostri progetti diventeranno realtà e quali no
-Però possiamo giudicare la realizzazione di alcuni più probabile di quella di altri, non ti pare Raniero?
-Certamente è così. Però il punto fermo rimane questo: nessun progetto per cui ci sia bisogno del nostro corpo o di una qualunque persona o oggetto esterno ha certezza di realizzazione. E questo è quanto per ora ci basta sapere ai fini della presente discussione su Medea
-Da quello che tu dici, Raniero, sembra che ci si debba rassegnare a ciò che accade restando impassibili e senza fare nulla. Non sarebbe questa una condanna alla passività? A volte muovere qualche pedina, pur sapendo che la situazione è quella data, potrebbe cambiare qualcosa e renderebbe meno pesante l’accettare i fatti che non ci piacciono
-Non fraintendere. Ti ripeto che non possiamo muovere nessuna pedina con la garanzia del successo, ma ti ripeto anche che soltanto calciando con forza e con abilità il pallone verso la porta avversaria possiamo renderci conto se abbiamo segnato un gol, se il tiro è andato su un palo o fuori dai pali o se il portiere ha parato
-Dunque il tuo non è un invito alla passività ma a qualcos’altro. Non capisco però a che cosa, disse pensierosa Irene
-Il mio invito è un invito alla ‘Diairesi’
-Diairesi, e cos’è? È una parola che non ho mai sentito, protestò Irene
-Devi avere un attimo di pazienza e vedrai che tutto diventerà subito più chiaro, rispose Raniero. Torniamo a Medea. Siccome sappiamo che ciascun progetto si presentava a Medea con la medesima autorevolezza, dobbiamo supporre che nella sua Proairesi fosse presente qualcosa capace di scegliere quale dei progetti mettere in opera
-Sono d’accordo. Non può essere che così, ma non so dare un nome a questo qualcosa-
-Facciamo un paragone con quanto succede in Tribunale e immaginiamo che i vari progetti siano altrettanti imputati e questo qualcosa il loro giudice-
-Sì, annuì Irene. Il paragone è chiaro e mi piace-
-Sentiti gli imputati, i testimoni, le arringhe dell’accusa e della difesa ed eventualmente visti i pertinenti articoli del Codice, il giudice condanna o assolve. Ecco, il giudice che sceglie tra i progetti di Medea si chiama ‘Antidiairesi’
-Antidiairesi? Tu ti diverti a confondermi le idee, insorse Irene. Poco fa parlavi di Diairesi, adesso vieni fuori con quest’altra parola e io non ci capisco più nulla!
-I due giudici, Diairesi e Antidiairesi, sono fratelli, come fossero Apollo e Artemide oppure, se vuoi, i Dioscuri Castore e Polluce-
-Perché si chiama Antidiairesi il giudice che sceglie, tra i progetti di Medea, quale attuare?
-Anche se non è ancora una definizione che mi soddisfa del tutto, accontentiamoci di definire l’Antidiairesi come il giudice che opera su quanto non è in nostro esclusivo potere ed è complementare alla Diairesi che invece opera su quanto è in nostro esclusivo potere. Ti ricordi che siamo partiti da questa domanda fondamentale: ciò che Medea intende fare è qualcosa in suo esclusivo potere oppure no? Siamo giunti alla conclusione che concepire un progetto è in esclusivo potere di Medea ma che il realizzarlo non è in esclusivo potere di Medea. Il giudice che sceglie quale dei progetti di Medea attuare si chiama Antidiairesi, ripeto, perché è un giudice deputato ad operare su quanto in nostro esclusivo potere non è
-Vuoi dire che è un giudice cattivo?
-Nient’affatto. È un giudice ottimo, necessario e importantissimo il quale, però, svolge un ruolo molto diverso da quello che svolge il suo fratello Diairesi
-E qual è il compito svolto dal giudice che tu chiami Diairesi?
-Come dicevo, Diairesi è il giudice deputato a giudicare se la realizzazione di un progetto è in nostro esclusivo potere oppure no e, se è in nostro esclusivo potere, a scegliere quale realizzare-
-Tu continui a stupirmi, disse Irene, e quasi mi manca il fiato. Ma come? Esistono anche progetti la cui realizzazione dipende esclusivamente da noi?
-Certamente, rispose calmissimo Raniero. So che non te ne rendi conto e non ne hai mai sentito parlare, ma mancano soltanto due passi in più per capire di cosa si tratta. Ti posso anticipare, perché ti sia in seguito più chiaro, che questi progetti la cui realizzazione dipende esclusivamente da noi, riguardano la possibilità o capacità che noi abbiamo di mutare il nostro giudizio su una situazione data, come poi vedremo
-E quindi…?
-Continuiamo il paragone del Tribunale ed ammettiamo che in questo Tribunale esistano soltanto due giudici. Il giudice Diairesi è il primo a ricevere e ad esaminare le carte del Processo ossia, in questo caso, i progetti che turbinavano nella mente di Medea. Egli ha svolto accuratamente il suo lavoro ed ha trovato che la realizzazione di nessuno di tali progetti era in esclusivo potere di Medea. Siccome il giudice Diairesi è deputato a giudicare se la realizzazione di un progetto è in nostro esclusivo potere oppure no, cosa doveva fare?-
-Doveva fermarsi lì e passare le carte a qualcun altro
-Abbiamo ammesso, per ora, che ci siano soltanto due giudici nella nostra Proairesi. Dunque.., e qui Raniero si fermò
-Dunque…, riprese Irene in un soffio, dunque… ha passato le carte al fratello, all’Antidiairesi
-Proprio così. È questo l’iter dei processi che avvengono nella nostra Proairesi. Se il giudice Diairesi non trova il progetto di sua competenza, passa il caso al fratello Antidiairesi e sarà quest’ultimo a prendere ulteriori decisioni
-Ho capito. È chiaro che i progetti di Medea sono di competenza del giudice Antidiairesi. Medea è confusa, turbata, e non si rende conto che la realizzazione di uno qualunque dei progetti che le turbinano in mente non è in suo esclusivo potere. Mi sembra però che questo sia l’unico modo che lei sente e sceglie, non per cambiare una situazione che non è in suo potere cambiare ma per esprimere, anche se in modo atroce, tutto ciò che la ferisce
-Io però vedo, a questo punto, una difficoltà. Sappiamo che la Diairesi è il giudizio che sa distinguere quanto è in mio esclusivo potere e quanto non lo è. Sappiamo anche che l’Antidiairesi è il giudizio, complementare alla Diairesi, il quale opera su quanto in mio esclusivo potere non è. Sappiamo che Medea non usa la Diairesi. Ma, allora, a cosa è complementare l’Antidiairesi che Medea invece certamente usa?
-Esiste forse un giudice misterioso che ancora non abbiamo conosciuto, ipotizzò Irene
-Non mi è chiaro ancora, ma sulle carte che sono passate per le mani della Diairesi doveva esserci scritto qualcosa che evidentemente non è stato scritto dalla Diairesi ma da qualcun altro, giacché se fosse stato scritto dalla Diairesi vorrebbe dire che Medea la usa. D’altra parte l’Antidiairesi ha soltanto il compito di operare su quanto è scritto su quelle carte. Si tratta di una complicazione alla quale io non so dare per ora una risposta. Una cosa comunque sappiamo con certezza: Medea vede fuori di sé l’origine della propria afflizione. Non può essere che così giacché Medea, incapace di usare la Diairesi, cioè di rendersi conto di ciò che è in suo esclusivo potere e di ciò che non lo è, è incapace di valutare qual è il suo contributo all’afflizione che prova. Se il comportamento di Giasone fosse di per sé la causa dell’afflizione di Medea allora chiunque, di fronte a un simile comportamento, dovrebbe provare la stessa afflizione
-Allo stesso modo, interruppe Irene, che se la morte fosse di per sé un evento terribile e da fuggire, ecco che nessuno dovrebbe suicidarsi?-
-Esattamente. A causare l’afflizione di Medea non è dunque il rifiuto di Giasone ma il giudizio, che è solo di Medea, che il rifiuto di Giasone sia un insulto, un’ingiustizia che la umilia. Le amiche di Medea non provano assolutamente, a causa del comportamento di Giasone, l’afflizione che prova Medea
-Mi sembra ovvio, interruppe Irene, che le amiche di Medea non provino la stessa afflizione. Ma magari ne provano una simile per l’amicizia che hanno con Medea
-Questo può essere, ma è un’altra afflizione e si tratta di un altro discorso. Il punto cruciale cui siamo giunti è questo: c’è qualcosa la cui realizzazione, nella situazione data, è in esclusivo potere di Medea e che l’uso appropriato della Diairesi le permetterebbe di scoprire? Oppure, per tornare al paragone del Tribunale: esiste almeno un progetto la cui realizzazione dipende esclusivamente da Medea e che quindi il giudice Diairesi potrebbe scrivere su quelle carte e che, a questo punto, non avrebbe neanche più bisogno di passare al fratello?-
 -Lasciami riflettere un attimo, sospirò Irene. Da quello che mi hai detto finora penso che una risposta sensata sarebbe questa: Medea può cambiare il giudizio che dà sulla situazione in cui si trova
-È esattamente così. Eccoci al vero cuore del problema. C’è qualcosa che dipende esclusivamente da Medea, ed è il giudizio che ella ha di Giasone e del suo comportamento. Giasone, col suo rifiuto, le appare come un volgare traditore degno della peggiore vendetta. Questo giudizio è in esclusivo potere di Medea ed ella lo può cambiare. Se Medea guardasse a Giasone come ad un infelice carrierista indegno dei suoi sentimenti, ebbene cambierebbe totalmente i suoi progetti. Medea desidera ad ogni costo che Giasone coabiti con lei. Dille: guarda Corinto; è una città dal clima insalubre, sudicia, poco attraente, scomoda. Tu invece desideri luce, aria, sole. Se ricorderai ciò che a te piace, vedrai Corinto con occhi nuovi e considererai una fortuna la possibilità di abbandonare tanto Corinto quanto Giasone. Giasone ti può impedire di suicidarti, di uccidere Glauce, i figli o lui stesso, ma può Giasone impedirti di considerarlo un infelice carrierista e quindi di considerare per te desiderabile l’abbandonarlo? Non puoi accusare Giasone di impedirtelo. Sei tu e soltanto tu che lo vedi con occhi che te lo mostrano come un volgare traditore degno della peggiore vendetta
-Capisco quello che tu dici e so che mi sarà molto utile, confidò Irene. Ma Medea non cambia il suo giudizio perché non pensa che Giasone sia un infelice carrierista. Lei sa bene quanto è importante diventare re di Corinto
-Certo, Medea continua ad apprezzare Giasone e sa che è un uomo di grande valore. Ma la situazione è mutata, non siamo più ai tempi felici della conquista del Vello d’Oro. Arriviamo fino in fondo. Quello che Medea non può accettare è, in realtà, che un uomo del valore di Giasone non abbia più, come un tempo, i giudizi di Medea. Siamo davanti al conflitto di due Proairesi. Medea è giunta a ritenere vitale il progetto di dominare la Proairesi di Giasone e di farla tornare in sintonia con la propria, mentre ritiene nullo e insensato il progetto di dominare, ossia di usare rettamente, la propria Proairesi. Medea non sa usare la Diairesi e non ha intorno nessuno che glielo insegni. Ti sembra esatto chiamare ‘progetto’ soltanto il tentativo di dominare l’altrui Proairesi e chiamare ‘passività’ il progetto di usare rettamente la tua stessa Proairesi? Nel primo caso non hai certezza di successo e sei spesso, come Medea sperimenta, destinata alla sconfitta. Nel secondo caso, invece, la Diairesi ti suggerirà i tempi e i modi per vivere bene ed essere felice
-Il giudizio di Medea, sospirò Irene, non è negativo su Giasone ma è diventato negativo sul proprio valore e sul valore della relazione che si era stabilita tra di loro
-Ecco uno dei tratti caratteristici di una Proairesi che non usa la Diairesi. Ad un certo punto è costretta a sfigurare il passato, a svalutarlo, a vedere menzogna e inganno anche là dove c’erano sincerità e lealtà. Se non usi la Diairesi, la tua Proairesi non potrà mai apprezzarsi per quello che vale e crederà se stessa inferiore a tutto e a tutti
-Volevo porti un’ulteriore domanda, continuò Irene. Che cosa ti fa dire che sia Medea a volere che Giasone abbia le sue idee e che cosa ti fa escludere che possa anche essere viceversa?
-E’ proprio così: Giasone impone a Medea la forza della propria Proairesi e si dimostra superiore a lei nel conflitto. Giasone non ha timore di perdere Medea, è disposto a rinunciare a lei. Al contrario, Medea teme di perdere Giasone e le è insopportabile l’idea di vivere lontano da lui senza essersi prima vendicata del suo affronto. In questo scontro di Proairesi è inevitabilmente vincitore chi è disposto a cedere il campo all’altro, nel senso che Giasone è disposto a rinunciare pacificamente a Medea mentre Medea non lo è. Il disagio di Medea sta nel fatto che ella è entrata in contraddizione con se stessa, giacché vuole Giasone ma nello stesso tempo non vuole Giasone com’è, ossia sposo di Glauce e re di Corinto. Giasone invece non è in contraddizione con se stesso perché vuole Medea così com’è, donna e madre dei suoi figli. Giasone e Medea sono in reale opposizione: Giasone ha un progetto che Medea rifiuta; Medea ha un progetto che Giasone rifiuta
-Prima parlavi di contraddizione, adesso parli di opposizione. Puoi essere più chiaro?
-Le contraddizioni sono esclusivamente interne alla testa delle persone, sono individuali, e sono insopportabili. Credere che qualcosa sia ‘bianco’ e che contemporaneamente sia ‘non bianco’ è impossibile e si dovrà scegliere ‘bianco’ o ‘non bianco’. Le contraddizioni devono essere risolte rapidamente, pena l’impossibilità di comunicare e anche di agire: non puoi dire o fare contemporaneamente una cosa ed il suo opposto! I conflitti sono invece opposizioni reali di progetti diversi e sono sopportabili. Ad esempio Medea prende atto, e non potrebbe fare diversamente, che Giasone ha giudizi e progetti diversi dai suoi anche se continua a giudicare che essi non le piacciono
-In questo caso, come si potrebbe uscire dal conflitto?
-E’ necessario e inevitabile uscire dalle contraddizioni. Il conflitto, invece, anche se può essere sopportabile è razionalmente insolubile. Il conflitto può permanere tale indefinitamente, oppure terminare perché uno dei due abbandona la propria posizione o perché cambia qualcosa nei dati di fatto. È una questione di forze contrapposte, e il più forte prevarrà sempre sul più debole; come si può facilmente vedere a posteriori dato che, a priori, non è mai possibile sapere con certezza chi prevarrà
-Torniamo un poco indietro, ad una cosa che hai detto e che, sul momento, non avevo preso in considerazione. Hai raccontato che Giasone aveva proposto a Medea di essere la sua amante, una volta sposata Glauce. Potremmo chiamare questa una proposta di compromesso per risolvere il conflitto, ma Medea la rifiuta. Anzi questa proposta la offende. Perché? Il rifiuto di Medea quale giudizio sottende?
-Può una persona reputare che qualcosa gli è utile e non sceglierla? Non può. Quando Medea dice: ‘Capisco che mali sto per fare ma il rancore è più forte delle mie risoluzioni’ lo dice proprio per questo, perché ritiene più utile gratificare il suo rancore e vendicarsi del marito che salvare i figlioli. Lo stesso vale nel caso di Glauce. Poteva Medea reputare utile per sé dividere con Glauce il letto di Giasone? Il suo comportamento ci dice di no. I giudizi sottesi a questo comportamento possono essere tantissimi, diversi e facilmente immaginabili. Per esempio che Giasone preferisce il regno al suo amore. Oppure che Giasone, non bastandogli il suo amore, cerca un’altra donna che lo ami. Oppure che Giasone è un egoista e che di fronte all’apprezzamento della sua persona da parte di un’altra donna non si pone né il problema di scegliere né la preoccupazione che questo faccia del male a Medea. Oppure che Giasone vuole semplicemente ‘prendere tutto’. Infine Medea, gelosa di Glauce, la teme come più giovane, più bella, più interessante di lei ed ha paura di essere abbandonata per sempre da Giasone. Tutti questi giudizi di Medea riflettono la sua incapacità di usare la diairesi e di riconoscere qual è il suo contributo alla disperata afflizione che prova mentre pone interamente nelle mani di Giasone la chiave della propria felicità e infelicità. Quali giudizi fossero allora veramente presenti nella Proairesi di Medea è ignoto a tutti fuorché agli dei
-Vedo che la barca a vela non è più qui sotto di noi, disse a questo punto Irene
-Il mare si è calmato ed essa ha sicuramente raggiunto senza pericoli il porticciolo dell’isola, la rassicurò Raniero
-Mi sembra che, per oggi, abbiamo parlato abbastanza, concluse Irene. Scusate, non è venuta anche a voi una gran voglia di fare un bagno? Io non vedo l’ora di farlo. Che ne dite di andare tutti a Kedros?